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PERCHE' MI SENTO IN COLPA?


Il senso di colpa può arrivare al momento della diagnosi: ci si sente in colpa, in difetto, per avere un tumore, come se si fosse fatto qualcosa di sbagliato e questa fosse l’inevitabile conseguenza. Alcuni pazienti si convincono di aver adottato stili di vita e abitudini che potrebbero aver aumentato il rischio di tumore, anche quando non è assolutamente così. Altri pazienti possono sentirsi, invece, in colpa nei confronti dei familiari sia per il dolore che provocano loro sia per il carico organizzativo, pratico ed emotivo che si accompagna alla malattia, nonché per le difficoltà legate al ruolo di caregiver.

Molto più frequentemente queste emozioni emergono quando a un tumore si sopravvive mentre altri, magari compagni di terapie che si è imparato a conoscere, non sono altrettanto fortunati.

Questo tipo di senso di colpa, chiamato “survivor’s guilt”, può manifestarsi in diversi modi:

Ci si può sentire in colpa per aver ricevuto una diagnosi meno severa di altri e, quindi, sentirsi “ingiustamente più fortunati” in termini di prognosi, di trattamenti a cui bisogna sottoposti, di effetti collaterali, rispetto ad altri pazienti.

Colpevolizzarsi per il rischio di trasmettere ai propri figli dei geni che potrebbero aumentare la loro probabilità di sviluppare la stessa malattia.

Sentirsi in colpa per i cambiamenti nella propria vita, nei propri atteggiamenti o comportamenti che hanno una ricaduta sulla vita delle persone vicine. Per esempio, un minore desiderio sessuale, che ha un impatto sulla vita di coppia, minori energie a disposizione della famiglia, meno pazienza verso i propri figli.

Sentirsi in colpa per i propri sentimenti: per essere arrabbiati o costantemente depressi, per non essere "abbastanza felici” di aver superato la malattia, per non essere “positivi”.

Non essere “bravi abbastanza” in termini di nuove abitudini di vita, di comportamento da “meritare di essere sopravvissuti”, di non essere “cambiati in meglio”, ma magari aver solo scelto di riprendere la vita di prima.

Il senso di colpa può presentarsi in diverse forme e in diversi momenti del percorso di cura. È importante, tuttavia, che fin dall’inizio ci sia la consapevolezza che si tratta di un sentimento con cui probabilmente ci sarà da fare i conti, in modo da riconoscerlo e superarlo. Molto spesso all’origine di questa emozione, può esserci una frustrazione a cui il paziente fa fronte assumendosi una colpa, in modo da percepire una sorta di controllo sulla situazione.

«Il senso di colpa è una di quelle emozioni che ci aiuta a sentirci come se avessimo il controllo», spiega Kimarie Knowles, assistente sociale clinica autorizzata presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center. «Il dolore per alcune persone può essere un'emozione molto difficile con cui fare i conti». Reagire con il senso di colpa, significa individuare in se stesso un colpevole e questo rende tutto più semplice e comprensibile. «Quando non è colpa di nessuno, invece, tutto può sembrare fuori controllo e ingiusto», conclude Knowles, che ritiene sia necessario aiutare il paziente a fare i conti con l’incertezza e l’impotenza, e per sostenerlo a riconquistare il controllo sulla situazione.


Come gestire il senso di colpa

Ci sono alcuni suggerimenti che potrebbe essere utile seguire, messi a punto dall’American Society of Clinical Oncology:

Ricordare che avere un tumore non è una colpa, talvolta è completamente slegato da comportamenti e abitudini.

Parlarne con esperti e professionisti, perché è importante esprimere queste emozioni.

Se se ne sente il bisogno si può provare a partecipare ad un gruppo di supporto. Per molti pazienti è tranquillizzante sapere che ci sono altre persone che provano lo stesso sentimento e potersi confrontare con loro.

Alcuni pazienti sembrano gestire il senso di colpa e il dolore dedicandosi ad aiutare altri pazienti o a portare avanti attività di supporto per associazioni di gruppi di pazienti o per iniziative a favore della ricerca.

Gestire e superare il senso di colpa non è facile. Risulta, quindi, fondamentale avvalersi dell’aiuto di un professionista per una valutazione psicologica nel caso in cui l’emozione di colpa risulti pervasiva e invalidante, così da prendersi cura di sé stessi.


Fonti:

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