La malattia oncologica è un’esperienza sconvolgente, che in un attimo cambia di colpo la vita di una persona e di chi le sta accanto. La vita delle persone affette da questa patologia diventa costellata di attese: l’attesa della risposta al primo esame dopo il sospetto, l’attesa della prima visita, l’attesa nel fissare gli esami, l’attesa dei referti, l’attesa della diagnosi certa, l’attesa negli esami specialistici, l’attesa durante la cura e nei controlli di routine e perfino l’attesa nella sala d’aspetto. Durante questi momenti sono tante le emozioni che possono attraversare la persona: l’ansia derivante dall’incertezza, la paura derivante dalla diagnosi, la rabbia del “perché proprio a me” e la tristezza che può conseguire ad una diagnosi di questo genere. Il pattern più tipico della risposta umana a questo tipo di evento è caratterizzato dalla sequenza di reazioni emozionali e comportamentali in cui sembrano succedersi diversi momenti, noti come fase dello shock (caratterizzato da incredulità e protesta per l’evento accaduto), fase di espressione di sintomi emozionali acuti (caratterizzata da stati fluttuanti in cui si alternano rabbia, disperazione, angoscia e paura), fase depressiva (in cui prevale una condizione di demoralizzazione e depressione) e fase della riorganizzazione (in cui si tenta di ristabilire un equilibrio e un riadattamento rispetto alla perdita subita). In tale sequenza di risposte è evidente il bisogno di riportare nella realtà quanto è stato perduto. Nell’impossibilità di riappropriarsi di ciò che non vi è più, si delinea la necessità di adattarsi alla nuova situazione. Ma come si può gestire tutto il turbinio di emozioni che si manifesta nei vari momenti di attesa di cui è costellata questa esperienza? Le bacchette magiche purtroppo non esistono. Esistono però delle tecniche che possono esserci utili a gestire le emozioni. Le emozioni non sono nostre nemiche. Anche quelle che solitamente identifichiamo come negative, hanno una loro funzione. Dobbiamo però imparare a gestirle affinché non diventino pervasive nella nostra vita.
Daniel Siegel, psichiatra statunitense, ha introdotto il concetto di finestra di tolleranza.
La linea sinusoidale che si osserva tra le due linee orizzontali segnalate dalle due frecce, rappresenta il tono di attivazione neuro-fisiologica con le sue normali fluttuazioni. Nel corso della giornata, il nostro stato di arousal si muove a tratti verso l’alto (tendendo allo stato di iper-arousal) e a tratti verso il basso (ipo-arousal), contestualmente a situazioni percepite più o meno “attivanti” o più o meno “calmanti”. Fluttuare all’interno della finestra di tolleranza è totalmente normale, fino al punto in cui per varie ragioni il tono di arousal non superi verso l’alto o verso il basso i confini della finestra di tolleranza: in quel momento inizia il senso di “disregolazione”, percepito soggettivamente come un senso di essere “fuori controllo” (troppo agitati/ansiosi/attivati) o al contrario troppo “scarichi” o apatici (lo stato di ipo-arousal) e accompagnato da uno stato di profondo malessere soggettivo psichico, da cui si tenta di fuoriuscire. Secondo questa rappresentazione del malessere psichico, indotto da una disregolazione del tono di attivazione neuro-fisiologica, il problema consiste nell’incapacità di trovare strategie di regolazione emotiva che consentano all’individuo di ri-entrare all’interno della finestra di tolleranza quando ci si trova al di fuori, sia in termini di iper o di ipoarousal.
Come è possibile regolare le nostre emozioni?
Per fare questo è importante imparare delle tecniche che possano aiutare a gestire tutto quel turbinio di emozioni, aiutandoci a mantenere l’attivazione del nostro arousal all’interno di questa finestra. Le tecniche vanno imparate ed adattate alla persona, ed è per questo che il contesto più favorevole è quello della terapia, in cui il professionista può guidare la persona nello scegliere le strategie più adeguate alla situazione, in base alla storia di vita e al funzionamento psichico della stessa.
Per iniziare a ragionare in questo senso e a provare a gestire il proprio carico emotivo che può diventare particolarmente intenso ed impattante durante i periodi di attesa, sono qui disponibili degli esercizi guidati nella sezione “Come posso stare meglio” e "Strumenti per il benessere" che possono fornire un primo approccio alla gestione delle emozioni.
Bibliografia