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SOMATIZZAZIONE E MALATTIA ONCOLOGICA


La somatizzazione è il processo alla base del disturbo psicosomatico. Infatti, con tale termine si intende il meccanismo che permette di trasformare i processi psichici in somatici, coinvolgendo il sistema endocrino e immunitario. Da sempre, il disturbo psicosomatico riveste un ruolo importante tra le malattie psichiche, poiché evidenzia come il corpo sia un perfetto strumento di comunicazione di uno stato di sofferenza mentale o di disagio psichico. Con il termine malattia psicosomatica si indicano tutte quelle forme patologiche che si situano tra lo psichico e il corporeo, e soprattutto mostrano manifestazione di una sintomatologia organica imputabile a un mal funzionamento della psiche. Da anni la psicosomatica sta indagando sui meccanismi che correlano caratteristiche di personalità con l’insorgenza di malattie organiche, specialmente cardiovascolari e oncologiche, al fine di cercare di prevenirne l’insorgenza e favorire trattamenti integrati. Nello specifico, la psiconeuroendocrinoimmunologia approfondisce le correlazioni tra stress e malattia, il rapporto temporale tra eventi di vita e la comparsa della patologia tumorale, di come lo stato immunitario di un individuo possa modificarsi a fronte di intensi e protratti stati emozionali. L’attenzione agli aspetti psicologici della malattia tumorale e i sempre più frequenti studi sulla psicosomatica dei tumori ha portato alla nascita di un’importante branca della oncologia e della psicologia: la psiconcologia. Quella psiconcologica è una presa in carico integrata del paziente con tumore: valutazione psicologica prima della comunicazione della diagnosi, sostegno psicologico nel corso del cammino terapeutico, corretta gestione psicofisica, ove purtroppo necessaria, del paziente terminale. Altri aspetti importanti sono il supporto psicologico della famiglia del malato e dello stesso staff medico. La psicosomatica e la psiconcologia rappresentano dunque un importante anello di integrazione tra le discipline psichiche e quelle somatiche. La possibilità di una relazione tra psiche e tumore è un’ipotesi formulata sin dai tempi di Galeno che mise in correlazione l’aumentato rischio di patologia tumorale con la deflessione del tono dell’umore. Oggi in psicosomatica si parla di personalità di tipo C o cancer-prone personality (contrapposta a quella di tipo A che, al contrario, risulta particolarmente esposta a patologie di tipo coronarico), caratterizzata da un insieme di atteggiamenti e tratti emozionali ben definiti, quali accondiscendenza, conformismo, ricerca costante di approvazione, passività, scarsa assertività, tendenza a reprimere emozioni, come rabbia e aggressività. Diversi studi clinici hanno riscontrato una presenza maggiore e significativa di eventi traumatici nei pazienti affetti da tumore rispetto ai controlli nel periodo che precedeva dai due ai dieci anni l’insorgenza del tumore. La situazione più frequente è rappresentata da eventi di perdita affettiva, soprattutto nei tumori al seno, al collo dell’utero, ai polmoni e nelle forme dell’infanzia. Le caratteristiche di personalità, gli eventi di vita e principalmente la tendenza a reprimere le emozioni, possono aumentare la suscettibilità alla malattia attraverso un’iperattivazione ripetuta del sistema neurovegetativo che, a lungo termine, porta a una compromissione dell’efficienza della risposta immunitaria, nello specifico una diminuzione dell’attività dei linfociti e delle cellule NK (cellule del sistema immunitario importanti nel riconoscimento e distruzione di cellule tumorali).

L’emozione comporta, a livello somatico, modificazioni a carico dei sistemi endocrino, vegetativo e immunitario: la reazione emozionale inibita o repressa, tipica della personalità di tipo C, si scarica attraverso canali somatici, con persistenza temporale della reazione, comportando un preciso effetto biologico caratterizzato da una riduzione della risposta immunitaria associata, di conseguenza, a una maggiore vulnerabilità alla malattia. Tutto questo si può tradurre in maggiori possibilità di andare incontro al tumore, o quanto meno contribuirebbe al suo avanzamento.

Il paziente oncologico è posto a confronto con le tematiche della vita, del dolore e della morte; i sentimenti suscitati dalla malattia sono molto intensi, come un senso di irrealtà, rifiuto, incredulità, disorientamento, disperazione e rabbia; pertanto, la sua presa in carico deve essere necessariamente globale e integrata, spaziando dalle problematiche corporee a quelle emozionali, in modo tale che ci si possa occupare anche di tutti quegli aspetti psicosomatici che possono intervenire nella quotidianità del paziente oncologico.

I sintomi psicosomatici riscontrabili possono essere:

  • disturbi dell’apparato gastrointestinale: quali nausea, meteorismo, vomito, diarrea, colite, ulcera, gastrite, intolleranza a cibi diversi, disturbi a carico del cavo orale;

  • disturbi dell’alimentazione: quali anoressia, bulimia.

  • disturbi dell’apparato cardiocircolatorio: quali aritmia, ipertensione, tachicardia;

  • disturbi dell’apparato urogenitale: quali dolori e/o irregolarità mestruali, disfunzioni dell’erezione e/o dell’eiaculazione, anorgasmia, enuresi;

  • disturbi dell’apparato muscolare: quali cefalea, crampi, torcicollo, mialgia, artrite;

  • disturbi della pelle: quali acne, psoriasi, dermatite, prurito, orticaria, secchezza cutanea e delle mucose, sudorazione eccessiva;

  • disturbi pseudo-neurologici: quali sintomi da conversione come alterazioni della coordinazione e/o dell’equilibrio, paralisi o ipostenie localizzate, difficoltà a deglutire, afonia, cecità, sordità, amnesie.


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